...Sono a Shelter Island, un isolotto a largo di Seattle. Il vento mi avvolge con l'odore salmastro del mare e quello di pioggia incombente. In effetti il tempo non è dei migliori. 'Cavolo mi avevano detto che in questa città piove sempre, ma non pensavo così spesso. Meglio che cerchi un riparo'. Le stradine sono deserte, le poche persone che abitano questo posto sono sicuramente più preparate di me a questo schifo di meteo. "Possibile che se devo fare un lavoro a Seattle, il mio capo mi piazza in uno stupido isolotto pieno di nulla? Per un mese, per giunta!" impreco tra me e me. Alloggio al Fairport Motel, l'unica struttura di ricezione turistica dell'isola, ma se voglio evitare di arrivarci nelle sembianze di un mostro anfibio meglio che entri nel primo locale che incontro. Non faccio in tempo ad incamminarmi che il mio sguardo si posa su un insegna posta all'ingresso di un vecchio palazzo vittoriano: "Libreria dei nuovi inizi". 'Beh, sicuramente un buon inizio è infilarsi la dentro' penso 'sempre che questo vento non mi riporti direttamente a casa mia!'. Fendendo le folate a testa bassa, coprendomi con il colletto del cappotto, arrivo di fronte alla porta, e non posso evitare di notare il terribile disordine della vetrina che, a dirla tutta, sembra letteralmente esplosa: 'Faranno un sacco di soldi in questo posto' ironizzo. Quando entro il posto sembra completamente disabitato, se non fosse per un uomo che russa come un cinghiale su un'antica poltrona logora. 'Ma dove sono? Nel centro internazionale di raccolta della polvere?' penso mentre comincio a girare accanto ad alcuni scaffali, dove non c'è neanche l'ombra di un libro che possa definirsi almeno recente. Le copertine sono logore ed ingiallite, e sembrano potersi polverizzare al solo tocco; non sono mai stato un gran lettore, ma quei pochi libri che ho, li ho sempre scelti con cura e trattati con i guanti. "Posso aiutarla?" chiede una voce gentile e gioviale dal chiaro timbro femminile ed uno strano accento alle mie spalle. Mi giro sobbalzando, che quasi mi sembra di toccare l'alto soffitto con la testa, e mi trovo davanti una signora indiana che non saprei dire con certezza essere anziana, soprattutto per il suo sorriso ancora giovane. Certo, fosse per le rughe le darei almeno il doppio dell'età di mia nonna, ma c'è qualcosa di particolare in lei, qualcosa che va oltre la lunghezza della vita. "Buongiorno signora" rispondo nel modo più cordiale possibile, celando la mia curiosità inquisitrice su di lei e questo strano posto, "in realtà cercavo solo un riparo dalla pioggia, e la sua libreria è l'unico che ho trovato". "Acha. Abbiamo libri anche sulle piogge nel Mondo e su come cercare il giusto riparo in caso di emergenza" sorride senza fare una piega. "Grazie, davvero signora, ma non ho bisogno di libri" glisso velocemente. "Tutti abbiamo bisogno dei libri" dice lei senza perdere la sua giovialità, come se il suo obiettivo non fosse quello di provare l'emozione - almeno per una volta - di vendere un libro a qualcuno, come se davvero facesse quel lavoro per passione. "E' che in questo periodo ho molto lavoro da sbrigare. Se leggessi, a quest'ora mi avrebbero già licenziato". "O forse lei si sarebbe già licenziato se leggesse" sentenzia, e poi scoppia in una sonora risata. 'Certo che gli Inglesi ne hanno fatti di danni a questi poveracci, senti che ironia' penso accennando un sorriso che ha tutto l'aspetto di voler concludere la conversazione. "Si lasci almeno offrire un tè!" esclama. Cerco di guardare intensamente fuori dalla finestra, come se avessi il potere di comandare alla pioggia di smettere di scendere, ma visto che devo decisamente rivedere le mie qualità di alchimista supremo e che le sto abusivamente occupando il negozio, decido di accettare. "Con piacere, signora", "Mi chiami Ruma", e si avvia verso uno stanzino in fondo al negozio, tornando poco dopo con un elegante vassoio ospitante due tazze e una teiera fumante. Mentre mi versa il tè, ho la strana sensazione di non averlo mai bevuto in vita mia, come se fosse qualcosa di completamente nuovo. 'Mi starò forse facendo suggestionare da questo posto?' mi chiedo guardandomi intorno, e mentre comincio a sorseggiare l'infuso mi rivolgo a Ruma dicendo "Posso farle una domanda?". "Ma certo, mio caro, adoro dare risposte a chi non ne ha, è come quando qualcuno mi chiede un libro e riesco a tirare fuori dagli scaffale proprio ciò che cercava". "Si, beh, mi chiedevo, come fa lei ad essere così felice e sorridente in un posto del genere? La invidio, in qualche modo, anche se non so perché. Forse è la solita invidia che prova un dipendente nei confronti di chi è indipendente, di chi si è costruito qualcosa da solo. Comunque sto divagando. Davvero, come fa?". Come prima, Ruma si esibisce in un'abbondante risata, prima di rispondere "Oh, lei è davvero uno spasso, sa? Non si faccia ingannare, è davvero felice solo colui che ha sofferto davvero, e ne è uscito vivo", e come un lampo di serietà si stampa sul suo volto, per sparire un attimo dopo. "E comunque, sto aspettando che arrivi una persona a me molto cara, la mia nipotina Jasmine! Sto per partire, glielo avevo detto? Torno in India per un pò, a farmi aggiustare il cuore, e lei è stata così gentile da accettare di curarsi della libreria. In fondo, è l'unica che potrebbe farlo". Si piega verso di me e sussurra, come se ci fosse qualcuno li dentro, "Ha un dono speciale". La mia espressione si fa dubbiosa, e l'unica cosa che so dire a questa rivelazione è un "Ah" che forse suona come un 'Ma sai cosa me ne importa?', anche se non volevo; poi aggiungo "No, non mi aveva detto di questa sua imminente partenza. A questo punto mi tolgo di mezzo, ha anche smesso di piovere. Non voglio assolutamente rovinarle la rimpatriata familiare. Grazie di tutto, Ruma. Le auguro buona g..." "Ma sta scherzando?!" mi interrompe. "Lei non è di alcun disturbo, e sarò felicissima di farle conoscere la mia nipotina, sarà qui a momenti". 'Bene, tra un'ora ho il traghetto per Seattle, ma se lo perdo non si preoccupi, ne va solo del mio lavoro', ma non ho il coraggio di dirlo, né di dire di no al suo invito. "Si metta a suo agio e faccia come fosse a casa sua", mi dice, allora approfitto per girare ancora un pò tra quegli scaffali colmi di libri vecchi, alcuni dei quali sicuramente preziosi. "Ahio!! Ma che...?" Proprio in quell'istante un libro che sembra pesare un quintale mi cade dritto in testa. 'Dio che dolore'. "Oh Ganesh!" urla Ruma venendomi in soccorso "Tutto bene? Mi dispiace tanto, a volte alla Libreria piace fare scherzi". "Scherzi? I-in che senso? E poi chi è questo Ganesh?" chiedo in preda al dolore. "Ma il Dio dei nuovi inizi, ovviamente" risponde, indicandomi la statua di un elefante con un corno spuntato che mi sorride beffardo, "Oh ma è una storia troppo lunga, la annoierei. Le serve del ghiaccio?". "No grazie, sta passando...". Ho la testa che mi pulsa e cerco un posto dove sedermi. Quando arrivo verso il retro dell'edificio, sento una porta che si apre e chiude, e poi una voce di donna che sembra risuonare nel vuoto, come parlasse da sola. 'Ecco, ci mancava la pazza del villaggio'. Faccio per andarmene per evitare problemi quando Ruma esclama di gioia "Bippy! La mia nipotina!", rivolgendosi alla "pazza del villaggio" con tanto di abbraccio di chi non si vede da una vita. "Zia Ruma" urla l'altra, "che bello rivederti!". 'E' il momento buono, posso dileguarmi da questo posto di matti', e non faccio in tempo a pensarlo che dalla porta sbuca un tizio vestito come un damerino e i capelli che sembrano essere stati tirati indietro col cemento, che comincia a parlare con fare isterico "Ruma, la vetrina è di nuovo sottosopra, e io sono stufo di rimetterla in ordine tutte le volte!". Ormai il mal di testa ha preso il controllo del mio corpo, così decido di rimanere li ancora un pò, giusto per evitare di essere ritrovato privo di sensi per strada. Dopo una breve discussione con un accenno a dei "guerrieri non-ho-capito-cosa", Ruma dice a Jasmine "Lui è Tony. E' il mio aiutante. Lavorerete insieme mentre io sarò via". 'Wow! Che accoppiata, la pazza e il damerino isterico'. Quando Tony esce dalla stanza, Ruma e Jasmine vengono verso di me, palesemente sofferente. "Questo signore, invece, viene da molto lontano, è a Seattle per lavoro e alloggia qui per un mesetto". 'Ma come diavolo fa a saperlo, non mi sembra di averglielo detto... O forse si? Bah, sarà stata la botta in testa...'. "Davvero? Che coincidenza, staremo qui lo stesso tempo. Piacere di conoscerla." dice con fare serio, di chi è diffidente verso il Mondo. Lei di dov'è?" le chiedo, cercando di essere gentile. "Los Angeles", risponde seccamente. A quel punto interviene Ruma, che con entusiasmo ci preannuncia un bel tour della libreria. 'Evviva, ci mancava il giro turistico della polvere'. Mentre ci incamminiamo, per un attimo barcollo come un ubriaco, l'equilibrio sconvolto dal trauma. Jasmine si gira "Si sente bene?". "Eh? Oh, si, si. Sto bene. La libreria mi ha voluto fare uno scherzo lanciandomi un libro in testa"; a questo punto è lei che guarda me come fosse pazzo "La libreria?" chiede con tono sarcastico. Per fortuna, Ruma viene in mio soccorso "Questa non è una 'libreria indipendente' come le altre, tesoro. A volte mi sveglio ed è tutto sottosopra, tutto spostato. Libri qui, libri lì... chi li acchiappa più!" sorride come se avere dei libri che fanno il bello e cattivo tempo dentro una libreria fosse la cosa più normale del mondo. Vaghiamo tra stanze piene di scaffali e passiamo di fronte ad una serie di reperti che Ruma dice essere appartenuti ognuno ad uno scrittore famoso, tipo la scrivania di E.B. White o la specchiera di Charles Dickens. 'Ma che razza di assurdità sono queste?', e sembra che la mia diffidenza sia condivisa da Jasmine. 'Ok, magari non è proprio del tutto pazza. Certo, non in confronto a sua zia, questo è sicuro!'. Mi viene quasi da gridare al miracolo quando Ruma ci propone un tè, chiedendoci di accomodarci su delle poltrone. 'Finalmente il mio povero cranio avrà un attimo di pausa' penso sprofondando nel blu dell'imbottitura lisa. Mentre sono sempre più vicino al coma, le sento parlare. "Grazie per aver accettato di aiutare Tony in negozio. Lui è bravissimo e ha tanta esperienza, ma io e la mia libreria abbiamo bisogno del tuo talento speciale" - 'Ancora con questa storia del dono speciale, a me sembra una ragazza normale che non ha mai gestito una libreria in vita sua' - "E intanto approfittane, Jasmine, e prova a cercare un pò di felicità mentre sei qui". "Terrò d'occhio il tuo negozio, questo si. Ma di felicità non si è parlato". "Non devi smettere di credere nell'amore, tesoro. Dimentica Robert, è solo un mucchio di letame". "L'amore in cui credo è quello che provo per la mia zietta. Farai meglio a ristabilirti e a tornare a casa, e quando sarai qui ci metteremo a cercare un bel marito anche per te, possibilmente migliore di quello che ho avuto io" - 'Bene, ora so anche tutta la vita sentimentale di questa donna. Davvero esaltante' - "Non preoccuparti per me. Ma e Baba vogliono che tu sia a casa in tempo per la cena. Ma prima ti voglio mostrare l'appartamentino del sottotetto dove dormirai. Vedrai, è pieno di magia, lassù". 'Talento speciale, magia, la libreria fa gli scherzi... Ok, ora la mia testa rischia di esplodere, ho bisogno di un letto vero.' Trovo la forza di alzarmi e parlare "Signore, mi dispiace dover interrompere qui il tour, ma davvero non penso di sentirmi bene. Torno... in camera mia, al Motel". "Oh che peccato" dice Ruma in tono sinceramente dispiaciuto "avrei tanto voluto farle vedere il resto della casa. Ma quel che è giusto è giusto. Si riposi, e che gli spiriti della letteratura possano vegliare su di lei". 'Gli spiriti? Cos'è, una minaccia?' "La ringrazio davvero per la tazza di tè ed il riparo. Spero si rimetta al più presto. Il suo cuore, dico. Arrivederci anche a lei, Jasmine, e... In bocca al lupo con la Libreria". "Arrivederci. Si faccia vedere da qualcuno, mi sembra piuttosto malconcio". 'Forse dovrei darle retta. Ci penserò più tardi'. Le vedo incamminarsi per degli stretti scalini, e sento Ruma parlare della Libreria che potrebbe arrabbiarsi, o una cosa del genere. Comunque, ora sono da solo, e mentre sono diretto alla porta vedo, sul tavolino dove prima era appoggiato il vassoio del tè, un libro sui rimedi contro l'emicrania. ' Ma... quello prima non c'era' penso, sempre più perplesso 'E che strana coincidenza...'. Decido che in questi casi pensare fa decisamente male alla salute, e finalmente apro la porta che mi proietta di nuovo sulla strada. L'aria adesso è cambiata, è più calda e tira meno vento. Passeggio sul lungomare cercando di schiarirmi le idee su quello che era appena successo, su quel luogo così strano e così attraente allo stesso tempo, sull'amore incondizionato di Ruma per il suo lavoro, sul talento segreto di Jasmine, sugli spiriti della letteratura e sulla Libreria "giocherellona". Pochi minuti dopo sono finalmente al Motel, ritiro la chiave ed entro nella mia stanza. 'Devo avvisare in redazione che non sarò alla riunione oggi pomeriggio' penso, immaginandomi la bella incazzatura del mio capo. 'Un ottimo inizio... Me ne servirebbe uno nuovo. Domani chiederò a Ruma un bel miracolo da Ganesh'. Una volta sdraiato sul letto, penso che forse dovrei indagare un pò su questa storia, il mio fiuto da giornalista non dovrebbe ingannarmi. 'Giornalista economico' mi precisa il mio cervello, in vena di ironia anche lui. Chiudo gli occhi, ho solo voglia di svegliarmi nuovamente operativo, di dedicarmi solo al mio lavoro, niente di più. Poco dopo, cominciano a passarmi davanti agli occhi delle parole, come se volassero; piano piano, cominciano a posarsi come uccelli su qualcosa di bianco: una pagina. Sto per forza sognando, ma non riesco a svegliarmi. Ho come l'impressione che la testa si muova seguendo l'andamento delle righe, come se stessi.......
E' proprio così, sto leggendo. La leggera ruvidità delle pagine accarezza i polpastrelli, le lettere stampate a formare parole attirano lo sguardo come un tramonto sul mare, o le stelle cadenti nel cielo. Guardo la copertina: "La libreria dei nuovi inizi". Sorrido, e vorrei tornare a Shelter Island....
Non è come svegliarsi improvvisamente da un sogno bellissimo e tanto reale, che guardandosi intorno quasi si stenta a ricordare dove ci si trova. Leggere è qualcosa di più. Leggere è un rapimento di cui si è la vittima consenziente. Non importa che non siamo noi ad aver scritto quelle pagine, importa che le facciamo nostre nello stesso momento in cui cominciamo a sfogliarle. Tuttavia, il potere dei libri non è uniforme, non tutti i libri hanno quella forza attrattiva che ci isola completamente dal mondo circostante, che ci fa entrare nella storia come ne fossimo i protagonisti. Non tutti, appunto, ma "La libreria dei nuovi inizi" si: è un libro eccezionale, pieno di vita, che trasuda emozioni da tutti i pori. La sua vitalità, e di questo ci si accorge immediatamente, è dovuta al suo incredibile realismo, il cui merito va tutto all'autrice, Anjali Banerjee, che ha saputo costruire dei personaggi (e degli ambienti) che sembrano ritratti di persona. Una pittrice particolare, certo, che con il suo pennello imprime sulle pagine l'immagine dei suoi modelli, i loro pensieri, i loro dialoghi, a parole (un pò come Mr. Gwyn, per intenderci), ma senza sbavature di colore. Ho quindi voluto rendere omaggio a questa sua grande capacità di creare un forte coinvolgimento emozionale con le sue creature, presentandovele come se fossi io a conoscerle proprio lì, dove vivono. Oltretutto, a parte la fiction di me che entro nel libro per poi uscirne con avendolo in mano, posso garantirvi che quando l'ho iniziato la sensazione di totale immersione nella storia è stata più che reale: l'idea deriva proprio da questo. La grande differenza che fa questo libro è che non vi farà viaggiare solo con la mente, vi farà concretamente pensare che la vita sia fatta di inizi, e che molto spesso occorre prima tagliare i fili con il passato, o con il presente: come Jasmine, che arriva sull'isola da divorziata col cuore spezzato ed un lavoro che le piace ma la opprime e non la soddisfa, ma riscopre la passione per i libri, si rende conto del suo "dono segreto" e, chissà, magari ritroverà fiducia in se stessa e nell'amore. 'Ogni libro è una storia d'amore', è scritto in copertina. Voglio darvi un'altra piccola chiave di lettura: tutte le persone a lei più vicine avranno il loro "nuovo inizio", come tutti quelli che entrano nella libreria. Vi starete chiedendo se questo libro è davvero così perfetto: in realtà no, e le imperfezioni riguardano soprattutto le "spiegazioni finali", che risultano costruite ad arte in maniera troppo evidente; vi garantisco, però, che queste non toglieranno nulla alla bellezza del libro, alla sua dolcezza, alla sua armonia ed alla vostra esperienza. Arriverete in fondo con un gran sorriso, ed una grande voglia di mettervi a fare i librai! Per concludere, la Banerjee ci regala un piccolo tesoro da custodire dentro di noi, per ricordarci che in ogni giorno c'è un inizio, e che da ogni inizio deriva qualcosa di nuovo. Sta a noi coglierne la bellezza.
Questa recensione ha due dediche: la prima alla persona per me più speciale, colei che mi ha regalato questo bellissimo libro e che ogni giorno mi regala emozioni ben più grandi.
La seconda è per quegli emiliani che oggi soffrono vedendo la loro terra lacerata, spezzata insieme a tante vite, ma che stanno dimostrando la forza di volere davvero il loro Nuovo Inizio. Siamo con voi.
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