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8.22.2011

José Saramago - Cecità

Non esiste, forse, cosa peggiore di vivere un'intera esistenza, forse l'unica che ci viene concessa, al buio, nella più completa cecità; non poter vedere mai chi ci circonda, non poter vedere mai i colori che compongono la tavolozza di questo Mondo straordinario, ma soprattutto non poter vedere mai se stessi. Eppure appare evidente che qualcosa peggiore di tutto questo c'è: la maggior parte di noi, infatti, hanno la fortuna di vedere, ma troppi decidono di essere ciechi, di non voler vedere chi sono gli altri, i colori del Mondo, loro stessi. Come si può non essere consapevoli di questo incredibile dono che è la vista? Come si può far finta di non capire che gli occhi non servono solo a guardare fuori, ma anche dentro? Come si può essere tanto ciechi? Sono queste le domande sulle quali Saramago ci induce a pensare, e per farlo fa ricorso ad una situazione tra l'assurdo e il fantascientifico. In un normale giorno della settimana, mentre un uomo è nella sua macchina ferma ad un semaforo sulla via del ritorno, accade qualcosa che lui non avrebbe mai pensato potesse accadergli e che invece in meno di un battito di ciglia si manifesta. Davanti agli occhi dell'uomo si pone un velo bianco, luminoso, inafferrabile, che porta ad una sola conseguenza: la cecità. L'uomo è un medico, e forse per la prima volta nella sua carriera non sa cosa sta succedendo, una diagnosi non è possibile, e la cosa sconvolgente è che neanche l'oculista saprà dare una spiegazione. Si sente preda di un destino che ha voluto beffare lui, lui soltanto, e che in realtà sta già colpendo l'intera città. L'epidemia che chiamano "mal bianco" si diffonde a macchia d'olio, e l'unica soluzione per cercare di arginarla è internare i contagiati. Tutto avviene improvvisamente, e nessuno ha il tempo di organizzare questa partenza verso l'ignoto; è così anche per il medico, che però ha al suo fianco una donna pronta a tutto pur di non abbandonare il marito e farlo cadere nell'oblio della disperazione. Così, quando le autorità militari vengono a prelevarlo, lei si finge cieca, e vengono entrambi trasportati nel luogo di internamento, un ex-manicomio fatiscente che emanava un'aria intrisa di abbandono e sofferenza. Lì ha inizio la vita di una micro-società di ciechi vessata dalla tirannia dei "sani", in cui gli occhi della moglie assisteranno e racconteranno il crescente degrado, il ritorno allo stato di bestie, la sua auto-distruzione, cercando di afferrare per lei e il marito la corda di un istinto primordiale: la sopravvivenza. José Saramago ci trasporta in un'avventura basata sull'idea che la società così come è costruita è destinata al collasso indipendentemente da chi la compone, arricchita da un fondamento filosofico e una morale assolutamente evidenti: la cecità dell'uomo non è nella possibilità o meno di vedere, ma nella volontà di farlo.

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