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8.19.2011

Alessandro Baricco - Novecento

Larry Boodman T.D. Lemon Novecento, è nato su una nave, il Virginian, e da li non è mai sceso. Fosse solo questo sarebbe già una grande storia da raccontare, ma Novecento è di più di una storia: è un pianista, il più grande. La sua storia ce la racconta il suo migliore amico, un trombettista della Band del Virginian, ma la sua musica no, quella non riesce a raccontarla, perché è qualcosa che non esiste se non nel momento in cui esce dalle dita di Novecento che volano leggere sui tasti. La musica di Novecento non è fatta di suoni e di note: è fatta di luoghi, di persone, di storie, è un tappeto volante che trasporta chi ha la fortuna di sentirlo suonare in giro per il mondo. Per questo Larry Boodman T.D. Lemon Novecento conosce come è fatto il mondo, perché è lui che lo crea, con 88 tasti e il talento di "saper leggere le persone" meglio dei libri. La storia di Novecento è la storia di come la musica sia l'unico mezzo per raggiungere l'infinito, per sentirsi parte di un tutto, di qualcosa di più grande, è l'invisibile collante che tiene insieme le molecole che compongono la materia, ed ecco che arriviamo alla contraddizione: non una contraddizione negativa, intendiamoci, ma una contraddizione poetica, che è l'essenza stessa del romanzo: l'infinito della musica, quello che Novecento sa interpretare e raggiungere, e l'infinitesimo dei gradini di una scaletta, quelli che Novecento non avrà mai il cuore di scendere, perché "la terra è un pianoforte con troppi tasti, e io non so suonarlo". Baricco non avrebbe mai immaginato che questa sua pièce teatrale sarebbe diventata un romanzo, né che i suoi lettori si sarebbero trovati davanti a qualcosa di ancora diverso: una poesia.

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