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8.17.2011

Michela Murgia - Accabadora

Non è difficile capire perché proprio questo romanzo abbia portato Michela Murgia alla ribalta nell'ambiente letterario e nei cuori dei lettori. La prima cosa che rapisce in "Accabadora" è l'incredibile fluidità e leggerezza della scrittura, la bellezza e il realismo delle descrizioni dei luoghi e degli accadimenti di una piccola cittadina delle campagne sarde degli anni '50, dove non succede mai niente e quando succede lo sanno tutti, perché la vita in quei luoghi dimenticati dal mondo scorre scandita dalla misera routine quotidiana solo per arrivare alla sua fine. Tutti, infatti, sapevano che Maria Listru era stata venduta dalla madre Anna Maria, che aveva bisogno di far mangiare le altre tre figlie, a Bonaria Urrai, un'anziana vedova che era stata tale fin da giovane, lasciata sola da un marito "che non l'aveva mai sposata" morto in guerra. Ma Bonaria Urrai con la morte ci convive ben più che per un lutto: lei è un'Accabadora, colei che da la morte a coloro che la stanno solo aspettando. Ovviamente anche questo lo sanno tutti, ma nessuno ne parla mai, la chiamano solo quando è giunto il momento per un parente o per se stessi, e per questo Maria non conosce la vera natura della seconda madre che lei considera come prima e unica e che sa essere un'ottima sarta. Così viene cresciuta da Bonaria, come una piccola sarta, nell'inconsapevolezza che l'eredità che le verrà lasciata sarà assai più grande di quell'umile quanto prezioso lavoro; e nonostante sia una ragazzina brillante, Maria non dubiterà mai veramente della madre, neanche quando si accorgerà delle sue uscite notturne a seguito di compaesani venuti a bussare alla sua porta. Tuttavia il destino, così come la morte e la vita, è inesorabile, e quando il fratello del suo amico Andria Bastiu, ferito a morte dal fucile di un vicino, chiamerà l'Accabadora, un evento sconvolgerà la vita dell'ormai adolescente Maria.
Trasferitasi a Torino grazie all'aiuto di un'amica, troverà davanti a se un mondo che non conosce e che non la conosce, che la spaventa e la affascina e dove inesorabilmente sarà colta dalla nostalgia del luogo dove è cresciuta , con le campagne verdeggianti, la natura intatta e viva, gli odori, i suoni semplic, dove la vita scorre più lentamente; ma soprattutto è dove ha lasciato gli affetti più cari, compreso quello della madre, che dentro di se sa essere ciò che porterà il suo destino a compiersi, come era stato scritto il giorno in cui Bonaria Urrai la fece rinascere come fill'e anima. Il racconto travolgente dell'incontro di due donne legate dal destino di "concedere" la morte ma che, toccando temi attuali con gli occhi di una piccola realtà isolana, parla della pienezza della vita, delle emozioni che porta con se, in cui la morte è solo una cornice, un attimo fuggente. Il lettore si sentirà come fosse una brezza che passando su quei luoghi assiste alla storia, è presente, la fa sua e con se la porterà in giro per il mondo, per sempre.

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