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11.17.2011

Delphine De Vigan - Gli effetti secondari dei sogni

Nell'animo umano esistono solo due sentimenti in grado di andare realmente contro qualsiasi barriera: l'amore, e l'amicizia. Proprio loro rappresentano le ben poco convenzionali "armi" che l'eclettica scrittrice francese pone nelle mani dei suoi splendidi personaggi: a partire da Lou Bertignac, la tredicenne enfant-prodige che nella classe di ragazzi due anni più grandi di lei risponde a tutto ma non riesce mai a rispondere a se stessa, perennemente afflitta da quelle malinconiche domande che fanno parte del mondo degli adulti e dalle quali vorrebbe sottrarsi per avere un'adolescenza "comune", cosa che le è impedita proprio dalla sua intelligenza "non-comune" e dalla famiglia oppressa da un dolore irreversibile. L'Amore, per Lou, si chiama Lucas, il bello e ribelle della classe, tanto pieno di orgoglio e svogliato quanto gentile e intelligente: "Pepite" (pepita) è il soprannome che ha dato a Lou. L'Amicizia invece non è ancora realmente entrata nella vita della ragazzina, quell'amicizia figlia della pura affinità tra due anime, per la quale si lotta e si soffre, che quando se ne va ritorna più forte di prima; ma il Tempo ed il Destino pongono sempre davanti a noi un momento, qualcosa di estremamente piccolo e fragile, che se colto può cambiare la storia di molte vite, all'unisono. Per Lou questo momento coincide con una decisione frutto di una riflessione che probabilmente non avviene ed è sostituita dall'inconscio, quel luogo ignoto dove tutto è magia, e quando il professore le chiede di scegliere l'argomento della sua esposizione orale tutto si mette in moto, e lei dice:"I senzatetto", quelle persone che pochi considerano tali, e che spesso fanno parte delle fotografie della Gare d'Austerliz impresse nella memoria dagli occhi di Lou, che ama guardare l'espressione dei volti di chi si saluta e di chi si abbraccia di nuovo, per perdersi in emozioni non sue. Nolween le appare così, in un momento in cui è in quel mondo altrui, chiedendole una sigaretta e abbozzando una conversazione nei suoi vestiti lisi e la pelle sporca, parole così semplici ma così concrete da convincerla che No è diversa, tanto che dopo alcuni incontri per intervistarla decide di volerla aiutare, di cambiare la situazione e tirarla fuori dalla sua vita di stenti, convinta che il suo approccio pratico e scientifico al mondo la porterà facilmente a dimostrare che "le cose non sono come sono". Ben presto si troverà a doversi ricredere, e sarà costretta a coinvolgere la sua famiglia e lo stesso Lucas, in una girandola di colpi di scena che la vedranno spesso schiacciata tra Amore e Amicizia e indecisa su quale sia la strada più giusta da prendere in quel groviglio di vite destinate a cambiarsi l'una con l'altra passando attraverso le sfide, i tormenti, le gioie e le sconfitte della vita. Con questo romanzo semplice, diretto e complesso allo stesso tempo Delphine De Vigan ci regala un grande spunto per riflettere su cosa valga veramente la pena di lottare, e su quanto spesso l'uomo sia crudele e indifferente, incapace di comprendere la bellezza dell'essere diversi, unica cosa che ci rende uguali: "Siamo capaci di erigere grattaceli alti seicento metri, costruire alberghi sottomarini e isole artificiali a forma di palma, siamo capaci d'inventare materiali da costruzione "intelligenti" che assorbono gli inquinanti atmosferici organici e inorganici, siamo capaci di creare aspiratori autonomi e lampade che si accendono da sole quando si torna a casa. Siamo capaci di lasciare che della gente viva ai margini della circonvallazione".

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